Come è noto l’attività sportiva si contraddistingue per l’energia fisica prodotta con la contrazione muscolare. Oltre alla dipendenza dai carboidrati accumulati con l’alimentazione, per la fisiologica realizzazione di una performance, è decisiva la correlazione con la perdita di acqua, tramite la sudorazione, per ovviare al surriscaldamento corporeo dovuto all’energia termica liberata durante lo sforzo fisico (si calcola che si liberino circa 1,5 litri di sudore all’ora).
L’emissione di vapore acqueo che tende a ridurre la temperatura raggiunge il suo scopo ma porta a disidratazione e il complesso meccanismo biochimico della contrazione, facilita la formazione di glicidi metabolizzati ad acido lattico, contribuendo insieme alla disidratazione ad alimentare il senso di fatica e a bloccare la capacità muscolare.
Il recupero è possibile non soltanto con il reintegro delle perdite di liquido ma anche di minerali, ricorrendo ai sali minerali e ad un’acqua minerale che li contenga in misura ottimali, realizzando così il doppio obbiettivo.
Esistono generali e precise raccomandazione da più parti, anche dall’ACSM (American College of Sports Medicine), sull’uso di un’acqua a buona mineralizzazione, soprattutto di sodio. La quantità di acqua da introdurre varia naturalmente a seconda della durata e intensità dello sforzo e delle condizioni ambientali. Comunque in linea generale l’ACSM raccomanda di assumere circa mezzo litro già due ore prima dell’attività, circa un quarto di litro ogni 15’ durante e fino a due ore dopo. La quantità/ora non dovrebbe mai andare oltre i 1,2 litri e complessivamente superare il volume della sudorazione.
Sono corsa, tennis, scherma, ciclismo, pallacanestro gli sport di tutti i giorni che comportano tanta sudorazione e l’obbligo di bere. Ma pochi sanno che si perde molta acqua anche negli sports invernali perché l’aria fredda è meno umida della calda e si elimina un maggior volume di liquido attraverso le vie respiratorie e per il freddo che provoca una diuresi più frequente. Persino nel nuoto il consumo di acqua è alto sempre per la maggior quantità di urine emesse.
Una leggera disidratazione, con una diminuzione del 4-5% dell’acqua extracellulare (ECW), può provocare considerevoli cali della performance sportiva, arrivando fino al 20-30% in meno di efficienza fisica.
Se le cellule muscolari non hanno sufficiente idratazione, l’acqua viene sottratta al sangue, provocando un abbassamento della pressione arteriosa ed un aumento dello stress cardiaco, oltre che uno stato di stanchezza che incide sulla performance sportiva.
Quando lo stato di idratazione extracellulare pre-gara o pre-allenamento è ottimale (circa 45%) esiste un rischio minore di disidratazione, di eventi traumatici muscolari e una maggiore velocità di recupero delle condizioni fisiche ottimali. È chiaro, pertanto, che la principale integrazione di cui hanno bisogno gli atleti è quella idrica e ciò vale tanto per gli sportivi professionisti che per quelli amatoriali.