I disturbi ovulatori e a più ampio spettro ginecologici, sono solo alcuni dei protagonisti che costituiscono il concerto sintomatologico ricorrente nella sindrome da ovaio policistico (PCOS).
Di grande interesse e attualità, sia per le prospettive diagnostiche e terapeutiche che per l’impatto sulla qualità di vita delle donne interessate, sono i disturbi metabolici.
Basti pensare che oltre il 40% delle donne affette da PCOS, manifesti problemi legati alla gestione del peso corporeo, ed in particolare sovrappeso ed obesità, e che oltre nel 75% di questi casi, si possano riscontare alterazioni metaboliche quali insulino-resistenza, iperinsulinemia e dislipidemie, talvolta così gravi da richiedere una specifica terapia farmacologica.
In questo scenario, emerge quindi chiaro e lampante il ruolo chiave dell’alimentazione nella gestione di questi disturbi.
L’indagine bioimpedenziometrica
L’esame bioimpedenziometrico, ovviamente assieme ad un’accurata indagine anamnestica, costituiscono il primo passo verso l’adeguata impostazione del profilo dietetico.
Nel caso specifico l’esame bioimpedenziometrico consentirà di valutare:
- lo stato di salute dei tessuti metabolicamente attivi, attraverso l’osservazione dell’angolo di fase (PA°);
- lo stato di idratazione generale e la specifica compartimentazione dei liquidi, mediante rispettivamente i parametri Total Body Water (TBW) ed il rapporto Extracelluar Water (ECW) /TBW;
- le percentuali di massa grassa (%FM) e soprattutto la presenza di tessuto adiposo viscerale (VAT) forte indicatore del potenziale rischio dismetabolico;
- lo stato di salute muscolare, mediante il parametro della Skeletal Muscle (SM)
L’esame Vettoriale (B.I.V.A.) completerà l’indagine, permettendo al nutrizionista di osservare le variazioni nel tempo indotte dalla dieta sulla composizione corporea.
Il piano nutrizionale
Incrociando i numerosi studi presenti in letteratura, emergono diversi approcci utili alla gestione dei dismetabolismi nella PCOS.
Nonostante le diverse opinioni in materia, l’adeguata gestione del carico glicemico della dieta costituisce sicuramente, un punto essenziale su cui costruire l’adeguato e inevitabilmente personalizzato schema dietetico.
In quest’ottica, quindi, si consiglia:
- l’assunzione di un carico glicemico basso: da preferire pertanto prodotti integrali, cereali a chicco, fibre in apertura dei pasti, grassi “buoni” ad accompagnare gli spuntini ed i pasti più glucidici;
- adeguato carico proteico, soprattutto in presenza di alterata muscolarità. A seconda dei valori di SM osservati in B.I.A. e dello stile di vite della paziente, si potranno utilizzar carichi proteici compresi tra 1 e 1,5 g/kg di peso corporeo, preferendo, l’uso di proteine ad alto valore biologico;
- profilo lipidico antinfiammatorio, con prevalenza di acidi grassi polinsaturi e monoinsaturi;
- indice ORAC superiore alle 5000 U, così da espletare un importante attività antiossidante.
L’uso adeguato, di specifici integratori, potrebbe contribuire a gestire al meglio la situazione dietetica laddove necessario.
Caso Clinico
La gestione nutrizionale appena proposta è stata impiegata con successo in una giovane donna, età 30 anni, con diagnosi di PCOS e insulino-resistenza, testimoniata dagli esami ematochimici che evidenziavano un HOMA-IR test di 7,72.
Il piano dietetico, monitorato attraverso esami ematochimici e metodica bioimpdenziometrica, è durato all’incirca un anno, ed ha permesso, di correggere sensibilmente sia la composizione corporea (vedi immagini sottostanti) sia il dismetabolismo, riportando l’HOMA-IR test a valori pari a 2,5.
BMI e FMI e VAT: Si è osservato un abbattimento del BMI dai valori di 38 kg/mq ai 28 kg/mq correggendo pertanto l’obesità di II classe inizialmente manifestata. Anche i valori di massa grassa sono sensibilmente calati con l’indice di massa grassa sceso dai 19 kg/mq ai 10.7 kg/mq. Stesso decorso osservato per il tessuto adiposo viscerale (VAT) elemento chiave nella patogenesi dei dismetabolismi legati alla PCOS.
PA° e BCC: il miglioramento dell’angolo di fase nonché il miglior posizionamento sul Body Composition Chart denotano un miglioramento sensibile dei tessuti metabolicamente attivi e dei rapporti tra la massa magra e la massa grassa. Questa condizione di miglioramento è nota in letteratura per essere un fattore migliorativo nei confronti del metabolismo degli zuccheri.
Idratazione e B.I.V.A: come atteso si è osservato un netto miglioramento dello stato di idratazione, con un deciso miglioramento della ridistribuzione dei liquidi. La riduzione dei liquidi extracellulari associati ad un movimento nel grafico B.I.V.A. verso l’alto, come osservabile nel grafico, sono fortemente rappresentativi di un deciso miglioramento dello stato nutrizionale del paziente.
dott. Davide Racaniello